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					Presentazione 
					
					
					 Il 
					berretto a sonagli prende spunto da due novelle: “Certi 
					obblighi” e “La verità” di Luigi Pirandello; in entrambi i 
					casi si narra di un marito che, nonostante sia a conoscenza 
					dell’adulterio della moglie, lo accetta con rassegnazione, 
					ponendo come unica condizione la salvaguardia 
					dell’onorabilità. 
					
					La società costringe gli individui ad apparire rispettabili, 
					obbedendo a precisi codici di comportamento; in realtà tutto 
					è permesso purché si salvino le apparenze. La vicenda 
					trascende, nel suo giuoco beffardo, la realtà dell’ambiente, 
					ma non si sarebbe potuta realizzare al di fuori di quella. 
					Ciampa, scrivano in una cittadina all'interno della Sicilia, 
					è inserito in una società piccolo-borghese, condizionata dai 
					“galantuomini”, ma non esclusa da un rapporto attivo, anche 
					se subalterno, con la classe superiore.  
					
					La morale sessuale è pur sempre sofisticata, ma acquisisce, 
					nel caso di Ciampa, il decoro convenzionale e ipocrita del 
					codice borghese del perbenismo, un codice sul quale la 
					beffarda rivalsa del subalterno gioca una sua partita arguta 
					e teorizza il sistema pratico, socio-morale delle “tre 
					corde”: la seria, la civile e la pazza. 
					
					ll recupero del copione originale consente di evidenziare la 
					spontaneità della vis comica pirandelliana. Inoltre il 
					reinserimento di alcune scene tagliate permette di 
					identificare meglio e la tematica dell’opera e i caratteri 
					dei personaggi. Per dare maggiore impatto emotivo si è anche 
					aggiunto un prologo in flashback all’inizio dello 
					spettacolo, dove gli amanti clandestini vengono colti in 
					flagranza di reato ed arrestati, scena che non esisteva e di 
					cui si sentirà il racconto durante la commedia. 
					
					L’ambientazione, collocata nell’immediato dopoguerra, 
					recupera certe situazioni tipiche del mondo siciliano ed 
					particolare agrigentino di quel tempo.  Le musiche di Mario 
					D'Alessandro ci riportano a quelle sonorità forti e terragne 
					che hanno caratterizzato la produzione cinematografica dei 
					film di ispirazione siciliana degli anni ’50. (Francesco 
					Bellomo)  
   
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
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