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direttore Guerrino Mattei

  

 

 

 

 spettacoli 

 

 

 

 

ROMA - TEATRO LO SPAZIO

 

Ogni volta che guardi il mare

 

di Mirella Taranto

 

Pièce ispirata alla storia di Lea Garofalo

 

Liberamente interpretata è un omaggio alla sua testimonianza e a quella della figlia

 con

Federica Carruba Toscano

 

 

Adattamento e regia Paolo Triestino

 

***

In scena fino a domenica 16 ottobre 2016

 

Via Locri 42/44, zona San Giovanni

 

Quando si dice da più parti che il teatro è morto e che  la penuria di testi rende sempre più "devastabili" quelli classici,  in parte è vero. Come è pur vero che mancano idee e che i giovani autori spesso "aspettano" di vedere cosa propone il mercato delle innovazioni.

Nel caso della bellissima, drammatica quanto poetica  messa in scena  di "Ogni  volta che guardi il mare" di scena al Teatro Lo Spazio di Roma, è bastato che l'autrice Mirella Taranto  ricorresse ad una storia vera, alla vicenda di una madre che per difendere l'integrità morale della figlia diventa collaboratrice di giustizia e poi martire di quella giustizia stessa che  l'ha abbandonata, offrendo a lei e alla figlia protezione alterna perché il sistema l'ha voluta poco credibile.

La vicenda è arcinota. Tutti i mezzi d'informazione dell'epoca ne hanno parlato. Lea viene uccisa dal marito al quale finalmente si è aperta la cella del carcere. Il coraggio della figlia, nel testo di nome Sara,  ha saputo riscattare la madre facendo aprire un processo per omicidio.

L'ambiente è quello calabrese con le sue regole e le sue assurde consuetudini, ove l'omertà e la religione si fondono in una specie di sacralità che rende l'assassinio cosa normale, degno dell'inchino della madonna davanti alle case dei mafiosi durante la processione paesana.

Federica Carruba Toscano è eccezionalmente brava. L'accento più siciliano che calabrese la universalizza,  testimone di  un'Italia ove la giustizia è quella locale, quella imposta da anni di contraddizioni e sottosviluppo.

L'adattamento e la regia di Paolo Triestino riescono a dare alla vicenda connotati di una liricità eccezionale e il testo "inchioda" lo spettatore fino alla fine in religioso silenzio.

Applausi più che meritati chiudono il sipario.

 

Guerrino Mattei