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					Con una selezione di 200 dei suoi migliori scatti e il filo 
					conduttore della “preghiera alla ricerca del sacro” il MACRO 
					cerca di  ricostruire il percorso allo stesso tempo 
					professionale e spirituale del fotografo giapponese 
					Kazuyoshi Nomachi, mostro sacro del fotogiornalismo mondiale 
					ed esploratore instancabile.  
					
					Sette diverse sezioni –Sahara, 
					Nilo, Etiopia, Islam, Gange, Tibet e Ande- raccontano 
					altrettanti remoti angoli del pianeta lasciando trapelare la 
					predilezione di Nomachi per quei luoghi rimasti in qualche 
					modo sospesi nel tempo, immuni al progresso perché 
					prigionieri di una natura tanto aggressiva quanto 
					affascinante piuttosto che di una spiritualità millenaria. 
					 
					
					L’allestimento di Peter Bottazzi ricostruisce un viaggio 
					interiore prima che fisico sfruttando al massimo le 
					potenzialità logistiche della Pelanda e utilizzando il legno 
					come mezzo per trasmettere un senso di intimità al 
					visitatore e metterlo a proprio agio. La spiritualità, vero
					trait d’union tra le varie sezioni, appare attraverso 
					l’obiettivo del fotografo la dimensione che accomuna tutti 
					gli uomini a prescindere dalla latitudine e dal credo 
					professato, come dimostra l’interesse quasi morboso di 
					Nomachi per i soggetti commossi da segni o dimostrazioni di 
					fede.  
					
					Gli scatti del fotografo nipponico trasudano il 
					rispetto e l’ammirazione che prova nel vedere questa umanità 
					alle prese con una lotta quotidiana con condizioni di vita 
					estreme in cui la fede può rivelarsi uno strumento di 
					sopravvivenza. Alternando fotografie vecchie e nuove degli 
					stessi luoghi è impossibile non notare come lo scorrere del 
					tempo sembra non avere alcun effetto sul quotidiano delle 
					persone che li popolano, un’immutabilità accentuata dalla 
					mancanza di una qualsivoglia contestualizzazione 
					socio-politica.  
					
					Che si tratti del rapporto tra Islam e 
					civiltà persiana, tra buddismo e tradizioni autoctone o tra 
					cattolicesimo e cultura inca, Nomachi è visibilmente 
					affascinato dall’adattarsi della fede alle necessità e alle 
					peculiarità di ogni luogo, come se l’uomo, piuttosto che 
					rinunciare alla spiritualità, arrivasse a piegarla e 
					adattarla ai propri bisogni. 
					
					Matteo Lozzi 
					
					  
					
					"NOMACHI - Le vie del sacro" 
					
					La Pelanda - Centro di Produzione Culturale 
					
					Roma, Piazza Orazio Giustiniani, 4 
					
					14 dicembre 2013 - 4 maggio 2014 
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					  
					
							
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