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  arte 

 

 

 

 

 

ROMA -RICORDANDO UN MAESTRO

 

 

 

Enzo Di Nicolò

Dialogo tra forma e astrattismo 

Il più grande artista fra gli artisti "sconosciuti"

 

 Enzo Di Nicolò, Nascita dell'uomo

Acireale (Ct) 18.05.1937 - Roma 17.05.2013

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Quando si combatte l’ultima battaglia con l’esistenza, quando per tutta la vita si è creato arte attraverso un segno che gareggiava con quello michelangiolesco e dialogava con quello picassiano, crediamo che ci si può anche arrendere  all’ineluttabilità della morte.

Il Maestro Enzo Di Nicolò si è fatto sorprendere senza combattere. Nel sonno come un cavaliere stanco aveva la matita non in resta e un foglio da disegno bianco quale ultimo scudo verso la crudezza di una falce che taglia inesorabilmente ogni filo d’erba senza domandare nulla o prestare tempo alla continuità, perfino gli steli più giovani con ancora poco sole  specchiato.

Questa sappiamo essere retorica, tuttavia, nonostante i suoi 75 anni meno un giorno, il Maestro, il pittore  se n’è andato in silenzio in una Roma che “amo e che  - parole testuali - ama me”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Enzo Di Nicolò, La rosa nera

Nato ad Acireale di Catania, in quella Trinacria scolpita in un magnifico anello che indossava sull’anulare della mano sinistra come un atto di fedeltà assoluta alla sua Sicilia, venne a Roma per insegnare educazione fisica nei licei, per essere istruttore nelle piscine del Coni e per animare negli anni Sessanta via Margutta e via del Babuino insieme agli altri “siciliani” che, sull’esempio di Renato Guttuso, lavoravano nella capitale improntando artisticamente quegli anni.

Lui rimase fedele alla tradizione. Continuò ad essere un figurativo che travagliava con il colore la figura,  rivisitando tutte le esperienze novecentiste con un tocco ed una timbrica personalissimi, dando al colore voce e grido in un processo dialogico tra forma e astrattismo.

Alcune sue opere, come “La nascita dell’uomo”, “Leda e il cigno”, “La rosa nera” e tante altre, comprese quelle del ciclo ”Le ciminiere” ispirato all’agglomerato industriale catanese recuperato come archeologia,  lo porteranno ad avere una visione  della realtà sempre trascrivibile, visibilmente connotabile.

Il Maestro,  senza alzare mai la matita dal foglio, senza interrompere il tratto, riusciva a dinamicizzare  l’immagine suggerita dagli occhi alla mano con un unico passaggio, eludendo intermediazioni manieristiche o razionalismi meditati. Una limpidezza di tratto e una divisione dello spazio affrontati privi d’indugi, che in pochi minuti consegnavano al riguardante il racconto, la visione preesistente completamente rinnovata,  come soltanto i grandi del Rinascimento sapevano fare.

La grande mostra del 1982 alla galleria “Il Babuino” diretta da Franco Incitti, sorprese la critica romana  di allora. Lo stesso Costanzo Costantini e lo scrivente, che lo presentarono in catalogo, si trovarono spiazzati davanti a dei lavori che andavano “controcorrente” per quel periodo, nel quale ogni piccola insorgenza artistica doveva per forza essere legata alla Pop-Art.

Ricordo che parlando di come si poteva essere fuori strada rispetto al momento storico-artistico che si viveva, rispose quello che poi ci avrebbe ripetuto per tutta la vita: “Sono il più grande artista fra i più grandi artisti sconosciuti!”.

Quella rassegna ebbe un gran successo di pubblico, ma la critica ufficiale del momento, quella legata alle correnti o facente parte delle conventicole politicizzate non lo curò molto. Lo stesso Bonito Oliva, con il quale si dava amichevolmente del tu,  non prestò orecchio a quanto invece doveva essere attentamente ascoltato.

Se il tempo con  la vita di ognuno è tiranno, la storia all’arte rende sempre giustizia. Del Maestro Enzo Di Nicolò le opere  rimangono e ora andranno in giro per il mondo al posto suo.

Guerrino Mattei